17 apr 2009

Legge D'Alia, L'Italia come la Cina: censura per internet.

Rispondete sinceramente, quanti di voi guardano ancora la telEvisione?

Personalmente non la guardo più, qualche film, un reality ogni tanto ma giusto all'ora di cena avendo la Tv in sala sono quasi obbligato .

Quella che prima era la fonte di svago nella maggior parte delle case italiane è stata sostituita dal Pc.

Il processo è stato lento e inesorabile, gli unici che sembrano esserne all'oscuro sono proprio gli addetti ai palinsensti, i quali invece di rinnovare la proposta audiovisiva per fronteggiare la divulgazione di internet, ci rifilano continuamente programmi inguardabili pieni di urlatori ignoranti che riempiono il vuoto abissale della loro cultura con schiamazzi e risse.

Diciamoci la verità, è molto meglio girovagare per internet o folgorarsi qualche neurone per mezzo di un intrettenimento videoludico che sentire le solite boiate che ci rifilano in tv.La pressione politica sull'informazione è talmente forte che i TG si sono ridotti a parlare dei loro ascolti.

L'impoverimento dei contenuti TV, la progressiva perdita di credibilità degli addetti ai lavori e la diffusione della cultura "internautica" ha fatto si che l'attenzione mediatica si spostasse su internet. Sempre più persone abbandonano la vecchia scatoletta urlante per sedersi comodi davanti la loro tastiera e scegliere finalmente come e cosa approfondire.

L'informazione alternativa fino ad oggi non aveva spaventato i politicanti, non per chissà quale stratagemma stessero architettando, ma semplicemente per la loro ignoranza.

Apparte Cossiga dubito che un parlamentare medio sappia accendere il pc. Ma ancora una volta la loro beneamata tv gli è venuta incontro.
L'esplosione del fenomeno Facebook ( che ancora sta ringraziando i media italiani per l'infinita publicità gratuita che gli fanno ) gli ha finalmente fatto intuire le potenzialita del mezzo.

Immagino la scena : Un gruppo di signori in doppiopetto che si guardano in faccia sbigottiti quando capiscono che non ci sono servi o favori che tengano, telefonate da fare, editti VERGOGNOSI da emettere, nulla . La rete è di tutti e di nessuno è Libera.

E' qui che entra in gioco il nostro amico, un vero e proprio genio del male il Senatore D'Alia.
Secondo la sua legge lo STATO ( ndr non la magistratura) avrebbe il potere di oscurare interi siti nel momento in cui si rifiutino di cancellare contenuti che inneggiano a comportamenti illegali, la cosidetta apologia di reato.

Se leggete l'intervista riportata qui sotto, noterete come fra le varie e interessantissime argomentazioni del D'Alia compaia Facebook.
"Lo stato" secondo il senatore" deve essere in grado di impedire a Facebook di aprire gruppi inneggianti alla mafia o simili". Sono commosso da cotanta coscienza sociale e quasi vengo sovraffatto dalla gioia quando leggo che anche i commenti sono compresi in suddetta censura.

Un sito come Youtube sul quale arriveranno decine di migliaia di commenti al giorno, chiude perchè un utente inneggia alle brigate rosse e loro, con tutto il lavoro di manutenzione che dovranno fare, non hanno trovato il tempo di spulciare un infinità di commenti.

Un intera sezione del sito chiude, immaginate le ripercussioni sui dipendeti. Sicuramente qualcuno finirà in mezzo a una strada, tanto il lavoro in questo periodo te lo tirano appresso, per usare un espressione delle mie parti.

Vi lascio ora all'intevista di modo che possiate condividere questo gaudio con me.



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